Se dici Negrini a Mantova pensi subito alla compagnia di navigazione che da anni solca i due bellissimi laghi alle porte della città dei Gonzaga
. Non tutti sanno però che Navi Andes, l’azienda di famiglia, è anche proprietaria di Azimut Challenge, barca dei record che nel 1988 tentò senza fortuna di conquistare il Nastro Azzurro con la traversata atlantica: il capitano Giuliano Negrini - tra le altre cose anche socio di Assonautica Acque Interne Veneto ed Emilia - è l’anima di quest’eccellenza del “Made In Italy” che potrebbe presto tornare a nuova vita con una vocazione tutta green. Capitano, partiamo dal principio: cos’è il Nastro Azzurro e cosa successe nel trentasette anni fa ? Il Nastro Azzurro (Blue Riband) è un prestigioso trofeo internazionale assegnato dal 1838 alla nave passeggeri che sulla rotta nord atlantica tra l’Europa e New York effettuava la navigazione nel minor tempo. Ufficializzato nel 1935 dal deputato britannico sir Keates Hales fu assegnato retroattivamente anche al nostro transatlantico REX nel 1933. Dal 1952 in poi è stato nelle mani degli americani che lo hanno conquistato con lo United States e messo in un cassetto mentre nel frattempo prendevano il sopravvento i trasporti aerei. Fu l’ inglese Richard Branson a ritirarlo fuori nel 1985 e poi nel 1986 con il Virgin Atlantic Challenger. Lo spolverò, pur conservando l’idea originale, facendolo diventare una competizione fra le eccellenze internazionali fino al 1988 quando inizia la storia dell’Azimut Challenge. Quell’anno, con la barca progettata da Pininfarina e capace di arrivare a 60 nodi, riuscimmo nell’impresa di viaggiare senza rifornimenti: la sfida fallì per un problema tecnico ma per l’industria nautica italiana rappresentò un passo importante, direi quasi una pietra miliare… Cosa resta oggi di quell’impresa ? Il ricordo e la nostalgia di chi ci mise l’anima e le mani, un patrimonio che non deve andare dispersi, oltre alla speranza di un orgoglio ritrovato. Degli italiani si dice che siano un popolo di navigatori: perché la navigazione continua ad avere un fascino così grande per l’uomo ? Cosa c’è dietro questo richiamo irresistibile ? Non solo gli italiani. Diciamo che noi siamo più facilitati essendo il Paese circondato dall’acqua salata anche se nelle sue vene… scorre anche molta acqua dolce. Qualcuno riconosce in questo richiamo irresistibile in qualcosa di inconscio ma io non percorro la strada freudiana e mi limito a percorrere quella italiana: gli italiani, per cultura, amano il bello ed il piacere che il bello procura. Dalla navigazione fluviale a quella oceanica: la sua storia di famiglia e comunque all’insegna dell’acqua. Cosa rappresenta per lei? Già, l’acqua. L‘acqua del mare, l’acqua del fiume. I suoi rumori, i suoi profumi. La brezza sulla pelle. Il caldo umido dell’estate. Il rumore delle canne palustri percosse dal vento. I fruscii immaginati dei pesci sott’acqua. Sono sottili suggestioni, sottili emozioni la cui mancanza, spesso, ci fa sentire anche più poveri. Ero piccolino, la navigazione era in bianco e nero, e sentivo parlarne da mio padre già come qualcosa di radicato in noi. L’acqua scorre nei miei ricordi e nei miei sogni. E’ meraviglioso. Navi Andes, proprietaria di Azimut Atlantic Challenger, è socia di Assonautica Acque Interne. Come definisce la collaborazione e che prospettiva futura possono derivare da questa partnership ? Assonautica da sempre ci è stata vicina e in questi ultimi tempi, ancor di più. Ha condiviso i nostri problemi, i problemi dei fiumi, della navigazione, proponendo e portando avanti anche delle possibili soluzioni nelle sedi istituzionali. Fra tutte, la valorizzazione del territorio e del turismo fluviale ad essa legato. Quali progetti invece nel cassetto per Azimut Atlantic Challenger ? Presto una nuova vita e magari nuove avventure ? È un sogno italiano, un progetto che partendo dal passato guarda al futuro. L’ Azimut Atlantic Challenger, una volta recuperato nei colori e possibilmente nella costruzione originali, testimonial del Made in Italy, navigherà il laghi di Mantova, il fiume Mincio, il Po, la laguna di Venezia a disposizione delle attività economiche che fanno del Made in Italy la loro ragion d’essere e che vogliono offrire alla loro clientela, o collaboratori, un momento d’ incontro in un ambiente straordinario. Sarà anche a disposizione delle università e dei ricercatori impegnanti a studiare alternative ai combustibili fossili.