ROMA - Piena equiparazione del turismo fluviale a quello dei laghi: è la grande sfida futura che Assonautica Acque Interne Veneto ed Emilia mette sul piatto dopo la partecipazione nella Capitale
agli Stati Generali dell’Economia del Mare, organizzati da Unioncamere lo scorso 24 febbraio e a cui sono intervenuti i ministri Nello Musumeci (Protezione Civile e Politiche del Mare) e Adolfo Urso (Imprese e Made in Italy). Un obiettivo decisamente ambizioso che verrà ribadito con forza nella prossima tre giorni di fine maggio a Gaeta (25-27) con le altre Assonautiche delle acque interne del Paese che parteciperanno rivendicando “pari dignità”, considerato che l’economia turistica e commerciale collegata alla navigazione ha grande importanza specie per lo sviluppo green. Ai lavori romani di settimana scorsa ha preso parte anche Luigi Duò, accompagnato da Alba Rosito, delegata alle acque interne nel consiglio direttivo nazionale. - Presidente, qual è lo stato di salute del turismo fluviale di casa nostra? Come ne esce il settore da questi Stati Generali? “Su sollecitazione di Alba Rosito, prima donna nel direttivo nazionale, il turismo nautico è stato inserito per la prima volta ufficialmente in un piano di promozione del Ministero del Turismo in collaborazione con Enit (l’Agenzia Nazionale del Turismo) e affidato ad Assonautica a vari livelli con la Conferenza delle Regioni, riconosciuto come segmento turistico al pari di altri come cammini, borghi storici, enogastronomia, cicloturismo. Quest’importante passaggio consentirà di superare un approccio verso la nautica da diporto se non ostile, che lo ha sempre considerato come un settore riservato a pochi privilegiati: nelle programmazioni di investimento delle varie amministrazioni troveremo dunque sempre più spesso risorse dedicate anche alle strutture turistiche, non solo portuali ma anche dell’entroterra costiero e delle acque interne. E magari anche un’attenzione positiva del legislatore statale e regionale: il turismo nautico fluviale e dei laghi ha infatti un forte potenziale durante tutto l’anno, con una crescita nel 2019 del 210% e del 300% per il search e le conversazioni su internet”. - Il Governo Meloni ha introdotto il nuovo Ministero delle Politiche del mare: quali richieste volete avanzare tramite Assonautica Nazionale? “La legge di bilancio 2023 ha, per la prima volta, previsto importanti misure per incentivare il turismo in Italia a favore dei piccoli Comuni a vocazione turistica (10 milioni nel 2023) e per favorire la transizione ecologica verso un turismo sostenibile (12 milioni nel 2024-2025). La maggioranza dei Comuni del nostro territorio non rientrano però nelle classifiche dell’Istat, perché la vocazione turistica del turismo fluviale non viene parificata con quella delle altre aree ad attrazione turistica, come la vicinanza al mare, al lago o alle terme. Il 23 gennaio 2023 è stata inviata una lettera al Ministro del Turismo, a firma del presidente della Provincia di Rovigo, del segretario generale dell’Autorità di Distrettuale di Bacino del fiume Po, del presidente Ente Parco del Delta del Po, del sottoscritto, quale presidente di Assonautica Acque Interne Veneto ed Emilia, per sollecitare tale parificazione”. - All’ultima Borsa Internazionale del Turismo di Milano il nostro Museo Diffuso dell’Acqua è stato protagonista e si appresta a recitare un ruolo importante nel grande progetto “Slow Flow Veneto Waterways”: il rilancio di questo territorio passa davvero per le nostre vie navigabili? “Si è trattato di una grande occasione per mettere in vetrina una delle nostre eccellenze indiscusse. Questo progetto finanziato dalla Regione Veneto punta a valorizzare anche l’entroterra polesano, che ha nel ‘Fiume di Mezzo’ e nei suoi percorsi tra Adria e Zelo - motivo per cui parliamo di Polesine ‘dalla A alla Z’ -, un punto di forza. Sono realmente convinto che il rilancio del Polesine passi dall’offerta turistica che sarà in grado di offrire: dalla cultura di Palazzo Roverella alle bellezze del Delta, dalle tipicità culinarie ai viaggi in idrovolante, le potenzialità non mancano di certo…”. - Sul turismo fluviale e in acque interne è ormai avviato l’iter in Consiglio Regionale per un progetto di legge ad hoc: il Veneto potrà davvero far scuola a livello nazionale e rappresentare un modello da esportare? “La speranza è quella ma tutto lascia pensare che possa realmente andare così. La consigliera regionale Laura Cestari a mio avviso ha colto nel segno andando a realizzare un progetto, che a breve potrebbe diventare legge, che punta a valorizzare proprio le aree interne, le più lontane dai circuiti turistici tradizionali ma non per questo meno ricche di bellezza e di opportunità. Credo senz’altro che possa diventare un paradigma duplicabile anche altrove”. - Il trasporto anche commerciale sull’acqua soddisfa in teoria tanti criteri, tra cui sostenibilità, e perciò ambiente, ma anche convenienza, quindi economia: cosa manca allora all’Italia per quel salto di qualità rispetto ad altre realtà europee dove questa modalità affianca e spesso ormai supera la gomma e la ferrovia? “Il tema della navigazione fluvio-marittima è quanto mai attuale per la sua intrinseca sensibilità verso la sostenibilità ambientale. Una bettolina da 100 metri di lunghezza trasporta quanto 50 camion ma inquina indiscutibilmente di meno. Le infrastrutture portuali interne già esistenti potrebbero essere atte a ricevere svariati milioni di tonnellate di merci: l’Interporto di Rovigo, la banchina di Ostiglia e il porto di Mantova sul Fissero-Tartaro-Canal Bianco, il porto di Cremona e la banchina di Boretto sul fiume Po potrebbero raccogliere una parte sostanziosa delle merci in arrivo al Porto di Ravenna. E i benefici andrebbero comunque a compensare abbondantemente i seri problemi da risolvere: fondali da dragare, interporti da attrezzare col cold ironing (ovvero l’elettrificazione delle banchine per spegnere i motori quando la nave è ferma) oltre al fatto di sostenere la necessaria progettualità per avviare il succitato processo di transizione ecologica, sociale e digitale, con sinergie pubblico-privato”. Quanto alla cosiddetta “Economia del Mare”, come ribadito nel corso degli Stati Generali dal Centro Studi “Tagliacarne” che ha realizzato il X rapporto nazionale, oggi vale in Italia qualcosa come 150 miliardi di euro in termini di valore aggiunto, il che consente al nostro Paese di occupare il terzo a livello europeo per ricchezza prodotta dopo Spagna e Germania: parliamo di oltre 7mila chilometri di coste e di un settore che conta 220mila aziende (21mila guidate da giovani) e dà occupazione a quasi un milione di persone. Un asset fondamentale per la nostra economia a cui il comparto fluviale e le acque interne intendono assolutamente agganciarsi.